Paola Caròla – Il desiderio del sogno, è il desiderio del sognatore?

Il desiderio del sogno, è il desiderio del sognatore[1]?

Paola Caròla

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testo pubblicato nella rivista Essaim

La mia attenzione è stata attirata da ciò che, nel contesto di una frase del seminario di Lacan Il desiderio e la sua interpretazione[2], si presentava piuttosto come un dettaglio secondario, ma che di fatto secondo me significava qualcosa di assolutamente centrale e degna d’essere sottolineata: riguardava, parlando dell’interpretazione dei sogni, di distinguere desiderio del sogno e desiderio tout court. È su questa distinzione, a prima vista enigmatica che io ho basato il mio lavoro, cercando attraverso l’analisi di un sogno, di mostrare che questa differenza stabilita da Lacan ci permetteva da una parte di dare una testimonian-za della sua clinica innovatrice e dall’altra un’idea di come la sua ricerca prose-gue aprendo una porta dopo l’altra.

Il sogno in questione è riportato da Freud due volte, una prima volta nel 1911 e una seconda nel 1930. Poi esso è stato commentato da Lacan nel corso del seminario del 1958 sul desiderio e la sua interpretazione e di nuovo nel suo articolo «Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio» nel 1960. La diffe-renza della loro interpretazione, quella di Freud e quella di Lacan, così come la loro tecnica, ci porterà fino alla questione che io ho voluto mettere in evidenza, quella dello statuto del desiderio. Ma prima di trascrivere il testo del sogno, vorrei sottoporre all’attenzione del lettore ciò che Freud ha scritto nella nota del 1925 aggiunta al cap. 6 de L’Interpretazione dei sogni[3]. Egli scrive:

Una volta trovavo straordinariamente difficile abituare i lettori alla distinzione fra contenuto onirico manifesto e pensieri latenti del sogno.

 Infatti, questa prima distinzione tra contenuto manifesto e pensieri latenti costituisce un punto fondamentale della teoria freudiana del sogno. Noi sappia-mo che il contenuto manifesto è ciò che dice, o ciò che illustra il sognatore quando racconta il sogno, e che i pensieri latenti, di contro, rappresentano ciò che è nascosto, quello che le parole del sognatore non esprimono.

La nota continua:

Sorgevano sempre nuove argomentazioni e obiezioni, tratte dal sogno non interpretato, quale si presenta nel ricordo, mentre si trascurava l’esigenza dell’interpretazione.

Senza alcun dubbio Freud sembra voler dire che l’interpretazione è un’autentica necessità. Continuiamo:

Ora che perlomeno gli analisti si sono abituati a sostituire al sogno manifesto il suo significato, rintracciato mediante l’analisi, alcuni di loro si rendono colpevoli di un altro equivoco, al quale sono legati con una minor tenacia.

Ma qualunque sia l’errore, Freud, nella frase che segue, ci dice chiaramente questo:

Essi cercano l’essenza del sogno nel contenuto latente e trascurano perciò la differenza esistente tra pensieri latenti del sogno e lavoro onirico.

Si può osservare che si tratta allora di una seconda distinzione molto importante, quella tra pensieri latenti e lavoro onirico. Il lavoro onirico consiste nel trasformare i pensieri latenti e a permettere alle immagini oniriche di apparire al sognatore, o almeno alla sua memoria. Il lavoro onirico ha dunque il compito di nascondere i pensieri esprimendoli in una forma enigmatica.

Ecco come continua la nota:

Il sogno in fondo altro non è se non una forma particolare del nostro pensiero, resa possibile dalle condizioni dello stato di sonno. È il lavoro onirico che produce questa forma ed esso solo è l’essenziale del sogno, la spiegazione della sua peculiarità.

L’interpretazione è dunque, come abbiamo detto, necessaria. Essa è necessaria al fine di disfare il lavoro del sogno, ritornando in un certo modo indietro fino a ritrovare i pensieri latenti.

Per quanto riguarda l’interpretazione del sogno, noi sappiamo che essa è stata praticata sin dall’antichità, in Oriente e in Occidente. Ma tra l’arte d’inter-pretare degli antichi e il nuovo metodo instaurato con Freud si nota una diffe-renza fondamentale. Freud stesso sottolinea questa differenza confrontando la propria tecnica con quella riportata dal celebre Artemidoro sull’interpretazione dei sogni quale essa era praticata nel mondo greco-romano:

La tecnica che sto per esporre si differenzia da quella antica in un punto essenziale: essa impone il lavoro dell’interpretazione al sognatore stesso, rifiuta di prendere in considerazione, per ogni elemento onirico, quel che viene in mente all’interprete e accetta quel che viene in mente al sognatore[4].

Questo capovolgimento di posizione ci sembra fondamentale perché dà al sognatore un nuovo statuto, quello di soggetto del discorso.

Quando in seguito Lacan intraprende la lettura di Freud con l’aiuto della linguistica, il nuovo soggetto, in questo caso il sognatore stesso, acquista sempre più importanza; Lacan arriverà a concepire una nozione di soggetto strettamente legata a quella di desiderio, nella misura in cui il desiderio è situato nei pensieri latenti, nell’inconscio.

Dopo queste osservazioni preliminari ora trascriverò il testo del sogno nella sua prima versione, quella riportata nello scritto del 1911-1912. Poi esaminerò il modo in cui è stato interpretato da Freud, e infine riporterò come Lacan opera sull’analisi di Freud e arriva alla conclusione che il desiderio del sogno si distingue da quello del sognatore e che bisogna tenerne conto.

Ecco il sogno:

Un uomo, che ha curato amorevolmente il proprio padre durante la sua lunga e penosa malattia mortale, comunica di aver ripetutamente sognato nei mesi successivi al decesso che  suo padre era di nuovo in vita e parlava con lui come una volta: ma di aver sentito in modo estremamente doloroso che il padre era già morto, solo che non lo sapeva. Non vi è altro modo per intendere questo sogno, apparentemente contraddittorio, se non quello di aggiungere “secondo il suo desiderio” [del sognatore], o “in conseguenza del suo desiderio[5]”, dopo le parole “era già morto”, e “che egli aveva questo desiderio”, dopo le ultime parole. Il pensiero del sogno è allora questo: per il soggetto è doloroso ricordare che egli aveva dovuto augurarsi la morte del padre (come liberazione), mentre questi era ancora in vita; e quanto sarebbe stato orribile se il padre avesse sospettato una tal cosa! Si tratta quindi della nota situazione di autorimprovero dopo la perdita di una persona amata, e in questo esempio il rimprovero risale al significato infantile del desiderio di morte rivolto contro il padre[6].

Nel 1930 Freud riprende questo sogno per includerlo nel cap. 6 de L’interpretazione dei sogni, tra i sogni dei genitori morti, ma vi aggiunge alcune osservazioni che mi sono parse particolarmente interessanti in considerazione di un legame possibile con l’analisi dello stesso sogno fatta da Lacan. Egli scrive:

Per altri sogni, nei quali si hanno rapporti con defunti, si è spesso rivelata indicativa la regola seguente: se nel sogno non è detto che il morto è morto, il sognatore si paragona al morto, sogna la propria morte. La riflessione o la sorpresa che compaiono improvvisamente nel sogno: “ma è già morto da tanto tempo”, sono una difesa contro questa comunanza, un rifiuto del significato di morte per il sognatore[7].

Segnalo queste righe, perché la regola alla quale Freud suggerisce di attenersi ci conduce all’idea dell’identificazione del soggetto al morto, idea che ritroviamo nel commento di Lacan. Infatti quest’ultimo, nella sua analisi, opera uno spostamento che consiste nell’attribuire al sognatore, il figlio, ciò che il sogno ha aggiudicato al padre.

Ma esaminiamo innanzitutto l’analisi fatta da Freud: constatiamo che la sua interpretazione consiste nel fatto di aggiungere, o d’inserire, un significante considerato essere stato omesso nel testo, omesso dal sognatore.

Mi riferisco alle parole «secondo il suo desiderio». Cosa vuole dire Freud? Per comprendere la sua interpretazione, è la teoria del complesso d’Edipo che ci guiderà, come lui stesso ci indica.

Infatti, attenendosi ad essa, egli sostiene che il desiderio del sognatore, cancellato dal contenuto manifesto del sogno, trova la sua origine nell’augurio di morte da parte del bambino nei confronti del padre. Freud insiste su questa idea anche in relazione ad altri sogni, simili a questo, che egli analizza nella XII lezione dell’Introduzione alla psicoanalisi. Egli ci spiega:

Ma se cerchiamo nella vita infantile la radice di questa ostilità verso il padre, ci ricordiamo che la paura del proprio padre si determina perché questi, già nei primissimi anni, si oppone all’attività sessuale del ragazzo, non diversamente da come è obbligato a opporvisi di nuovo, per motivi sociali, nell’età che segue la pubertà. Questa relazione con il padre vale anche per il nostro sognatore; il suo amore per lui era intessuto di rispetto  e di angoscia, scaturiti dalla fonte della precoce intimidazione sessuale[8].

Freud afferma che l’emergenza del desiderio infantile provocata dall’evento reale della morte del padre, è ciò che ha dato lo slancio al lavoro di deformazione del sogno. Poiché un desiderio che non è compatibile con la coscienza può esprimersi in un solo modo, cioè in una forma tale che non sia riconoscibile, che mascheri il vero pensiero. Possiamo anche dire che il desiderio infantile ha prodotto il sogno in questione poiché coincide con il desiderio presente e cosciente del sognatore di mettere fine alle sofferenze del padre.

L’idea centrale dell’interpretazione freudiana, l’augurio di morte edipico, valorizza la funzione del padre in quanto rivale, di padre aggressore, un padre che vorrebbe eliminarlo. Cosa che ci fa dire che Freud resta all’interno del campo identificativo rappresentato dall’identificazione al rivale. In altri termini, si tratta di una dimensione del desiderio basata sulla rivalità. D’altra parte, riconosciamo questo desiderio come essere il desiderio del sogno secondo Freud.

Vediamo ora come procede Lacan nell’interpretazione dello stesso sogno. Innanzi tutto, seguendo Freud, egli riduce la rimozione all’elisione del significante «secondo il suo desiderio», cioè la frase che Freud ha aggiunto all’enunciato del sogno. Possiamo allora dire che questo significante, in quanto tale, apporta al sogno manifesto una significazione nuova. E d’altra parte l’elisione costituisce il legame con il desiderio inconscio ed è dunque anche ciò che ne garantisce la sopravvivenza o meglio la possibilità di smascherarlo. Infine, questo significante eliso permette la presenza nel testo manifesto della frase: «Ma lui non lo sapeva».

È esattamente qui che interviene l’interpretazione di Lacan. Prima di seguirne il procedimento, però, si potrebbe dire che Freud ha dato la sua interpretazione per mezzo di un significante eliso «secondo il suo desiderio». Lacan, invece, come noi vedremo, ha basato la sua interpretazione su un significante che è incluso nel testo, indicandoci così tutto il valore che egli attribuisce alle parole stesse del sognatore, essendo l’unico supporto dell’interpretazione. A partire da Lacan, in effetti, un’interpretazione non può fondarsi su ciò che non è stato detto. Vorrei dare a quest’osservazione tutta la sua importanza, perché ci dà un’idea del capovolgimento della teoria dell’interpretazione operata da Lacan e i suoi effetti sulla pratica della psicanalisi.

Ora, l’espressione «secondo il suo desiderio», che noi abbiamo indicato come il significante che rappresenta il desiderio del sogno, sembra essere considerata da Lacan come l’equivalente di una sorta di boa di salvataggio di cui il sognatore si serve per, alla lettera, fuggire dal suo desiderio. Si situa qui la distinzione fra desiderio del sogno e desiderio tout court a cui fa allusione Lacan nel seminario Le désir et son interpretation.

Allora, il desiderio del sogno è quindi ciò che permette al soggetto di evitare ciò che egli non vuole sapere? In ogni caso è questo il senso della frase: «Ma egli non lo sapeva». Lacan ci porterà così fino a scoprirne la sua vera significazione.

Ritorniamo al sogno: quello che sappiamo è che il figlio ha assistito alla morte di suo padre, e che l’ha curato teneramente fino alla fine. Possiamo presumere che la fragilità dell’uomo padre sia stata rivelata, a lui, il figlio, in maniera brutale e dolorosa. Possiamo anche presumere che il padre sia apparso al figlio con tutta la tragedia del suo essere mancante. Che gli abbia mostrato il limite che la sopravvivenza umana deve affrontare, quando l’ultima maschera del desiderio, la maschera del dolore scolpito sul viso di chi sta morendo, la maschera dell’ultima sofferenza, arriva a cadere. Il desiderio è qui ridotto a un enigma e prende le sembianze della morte.

Lacan opera qui su diversi registri e crea una dinamica tra padre e figlio, che ci dà bene la misura della complessità del sogno.

Se infine presumiamo, così come Freud lo fa, che ciò che è accaduto nella realtà è proprio che il sognatore ha assunto su di lui la sofferenza che era dovuta al padre, e se consideriamo ciò come un’identificazione all’uomo morente, allora possiamo comprendere ciò che l’analisi del sogno fatta da Lacan ci dice e che Freud ha appena sfiorato.

In effetti, quello che emerge dal commento di Lacan è che il sognatore ha attribuito al padre il diniego espresso dalle parole «ma lui non lo sapeva», attribuendo così a una persona altra da sé ciò che in effetti lui non voleva sapere. Ma che cosa non voleva sapere? Non voleva ricevere il messaggio del suo essere più profondo e che il sogno gli rinviava: qualcosa che riguarda la morte del sognatore stesso, perché ora era il suo turno, ora che il padre era morto, di affrontare la castrazione. La castrazione ha qui una significazione di morte nel senso della nostra condizione umana che è tale da obbligarci a rinunciare alla più ideale delle aspirazioni: l’immortalità.

Questa è l’analisi di Lacan: egli ristabilisce il sognatore al posto del soggetto della proposizione «non lo sapeva», cioè la proposizione che rappresenta il rifiuto di vedere che la barra della castrazione stava per cadere su di lui, il figlio. È qui che le due interpretazioni s’incrociano: l’una mettendo in evidenza «secondo il suo desiderio», l’altra spostando l’accento su «lui non lo sapeva».

La prima, quella di Freud, fa appello all’immaginario, poiché come abbiamo detto resta nel campo delle identificazioni. Ricordiamo ancora che il desiderio del sogno freudiano, attraverso la reviviscenza del desiderio edipico, ha funzione di proteggere il sognatore, è lo schermo che lo separa dalla verità fondamentale, la verità del desiderio.

L’altra, l’interpretazione di Lacan, senza contraddire Freud, va al di là, sottolineando la funzione del padre in quanto «padre morto» e dunque spostando l’accento dal desiderio edipico alla castrazione del padre, e…. quando sarà il suo turno, alla castrazione del figlio, il sognatore. Lacan procede passando dal registro immaginario della rivalità edipica al registro simbolico dell’essere-per-la-morte. La teoria edipica sembra così essere superata, mentre, prendendo inizio da questo sogno, una porta nuova sembra aprirsi, come lo suggerisce un passaggio degli Scritti quando Lacan ci dice che si è servito di questo sogno per «illustrare la relazione del soggetto col significante, con una enunciazione per cui l’essere trema della vacillazione che gli ritorna del suo stesso enunciato[9]».

 traduzione di Rossella Armellino

 


[1] Traduciamo in italiano l’intervento “Le désir du rêve, est-ce le désir du rêveur?” fatto dalla dott.ssa Paola Caròla a Pechino il 15 aprile 2001 allo Psychoanalysis International Symposium. L’articolo, è stato pubblicato in francese nella rivista Essaim n. 8, 2001/2, edizioni érès, Toulouse, France.

[2] Il riferimento è al seminario di J. Lacan, Il seminario. Libro VI, Il desiderio e la sua interpretazione, 1958-1959, 2016, Einaudi, Torino.

[3] In S. Freud, L’interpretazione dei sogni (1899), in Opere di Sigmund Freud, Bollati Boringhieri, To, 1989, vol. 3, p. 463.

[4] S. Freud, op. cit., nota 1, p. 105

[5] Nelle due versioni del testo Freud usa la locuzione «infolge» seguito dal genitivo «des Wunsches». Osserviamo anche che nella versione integrale dell’interpretazione dei sogni Freud elimina la preposizione «secondo il suo desiderio» (nach), e mantiene solo l’espressione «in conseguenza del suo desiderio» (infolge).

Se esaminiamo attentamenta la preposizione «secondo» (nach) e la locuzione avverbiale «in conseguenza» (infolge), dobbiamo ammettere che la congiunzione disgiuntiva «o» può leggersi sia come avente una funzione separatrice, che oppone due differenti possibilità, sia come avente la funzione di separare al contrario due sinonimi.

Ora, per quanto riguarda la parola «nach», il vocabolario vi attribuisce due principali accezioni: da una parte «in direzione di…, verso…» e dall’altra parte «secondo, in conformità con»; nell’una come nell’altra accezione il termine si situa nel registro della similitudine, dell’identificazione, dell’immaginario, del: «simile a…».

La locuzione avverbiale «infolge» ha anch’essa due accezioni, una temporale e l’altra logica. Nel primo caso essa si traduce: «al seguito di…»; nel secondo caso: »a causa di, in conseguenza di…». Nei due casi essa si situa nel registro simbolico.

La traduzione francese ha scelto l’accezione temporale: «à la suite de…» [N.d.T. “al seguito di”].

Queste semplici osservazioni richiedono una riflessione a cui mi propongo di riservare un commento più esteso. Qui ho voluto solamente segnalare prima di tutto, che la questione aperta da questi due termini m’era apparsa nel corso di questo lavoro, ma che allo scopo di dare un esempio di lettura lacaniana di Freud io ho scelto di attenermi al testo del 1911, attribuendo all’alternativa introdotta da Freud coi due termini la funzione di separare dei sinonimi. Vorrei infine segnalare che il commento di Erik Porge durante il mio intervento a Pechino, mi ha permesso di ritornare sulla questione e di comprenderne il rapporto con la tesi del presente scritto.

[6] In S. Freud, Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911), in op. cit., vol. 6, p. 460

[7] S. Freud, L’interpretazione dei sogni (1899), op. cit., p. 394. La traduzione francese ha omesso alla fine di questo passaggio la frase seguente [N.d.T. presente invece  in quella italiana]: « Aber ich gestehe den Eindruck zu, dass die Traumdeutung Träumen dieses Inhalts noch lange nicht alle ihre Geheimnisse entlockt hat.», «Si può però avere l’impressione, ne convengo, che l’interpretazione del sogno non abbia ancora strappato tutti i loro segreti ai sogni che hanno questo contenuto».

[8] S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi (1915-1917), op. cit., vol. 8, p. 359.

[9] J. Lacan, “Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell’inconscio freudiano”(1960), in Scritti, Einaudi, Torino, 1974, p. 804

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