A chi sono rivolte

«Mi aspetto che in Italia qualcosa si produca, cioè che un certo numero di persone qui sia, sia, dico, è il verbo es-se-re – sia analizzato. Per essere analista – che è una posizione molto difficile – perché siate analisti, non posso assolutamente volerlo al vostro posto. Deve venire da ciascuno. È una posizione quasi impossibile. Dunque non posso volerlo al vostro posto. Perché ci siano analisti non faccio alcuna propaganda. La parola propaganda è associata da tempo all’idea di fede, di propaganda – così è nata l’espressione – fide. Certo, non è che in Italia non ci sia bisogno di analisti…».

Jacques Lacan, Milano 1974

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Cos’è il discorso psicanalitico?  Si tratta di quel discorso su cui si fonda la pratica analitica, ossia la messa in atto dell’inconscio attraverso quel particolare legame a due che avviene nel transfert. Niente a che vedere, quindi, con il discorso tenuto dall’analista, che in questo caso non si differenzierebbe da un docente, da un pedagogista, da un medico, da un prete o da chiunque si metta in posizione di sapere, ma è il discorso che un analista deve sostenere, facendosene causa, nell’ascolto analitico. Non esiste analista che nell’atto analitico, nel suo saperci fare con l’inconscio. Non si tratta di un sapere già costituito, ma di un sapere che chi fa domanda di conoscere può sapere: Scilicet (tu puoi sapere).

 

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